Martrdi 30 ottobre ore 16 presso La Farmacia Sansoni, P.zza Popolo 8, Faenza prima lezione del corso di massaggio infantile per bimbi 0-12 mesi e loro genitori.
Il corso sara' composto da 5 incontri di un 'ora e mezza ciascuno con un prezzo per intero corso a bimbo di 80€. Per info 3298025403 0546-21011.
mercoledì 24 ottobre 2012
INIZIO CORSO MASSAGGIO INFANTILE A FAENZA
venerdì 19 ottobre 2012
GIORNATA INFORMATIVA MASSAGGIO INFANTILE A.I.M.I.
Martedì 23 ottobre ore 16 c/o Farmacia Sansoni Giornata informativa sul Massaggio Infantile A.I.M.I. per bimbi 0-12 mesi e loro genitori. Per informazioni e iscrizioni Farmacia Sansoni, P.zza Del Popolo 8, Faenza-0546/21011. Partecipate ;-)
mercoledì 17 ottobre 2012
I benefici del massaggio
I BENEFICI DEL MASSAGGIO
Il massaggio:
- Favorisce uno stato di benessere nel bambino
- Aiuta il bambino a scaricare e dare sollievo alle tensioni provocate da situazioni nuove, stress o piccoli malesseri
- Favorisce il rilassamento del bambino
- Stimola, fortifica e regolarizza il sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, immunitario e gastro-intestinale e così previene e dà sollievo al disagio delle coliche gassose
- Può prevenire e dare sollievo al disagio provocato dalle coliche gassose
- Può rivelarsi un buon sostegno nei disturbi del ritmo sonno-veglia
- Favorisce nel bambino la conoscenza delle varie parti del corpo sostenendo lo sviluppo dell’immagine di sé, così da far sentire il bambino aperto, sostenuto ed amato
- Favorisce il legame di attaccamento e rafforza la relazione genitore-bambino
- E’ un’esperienza di profondo contatto affettivo tra genitori e bambino, che favorisce il rilassamento di entrambi
- Nutre e sostiene nell’arte di essere genitori
Un’altro importante beneficio del massaggio è la stimolazione.
Principalmente viene stimolato il tatto come organo di senso (raramente quando si dice tatto si pensa a tutta la superficie corporea, ma ad alcune parti più ricche di recettori, o addirittura solo con le mani.
E’ vero che le mani sono fatte per toccare e attraverso esse possiamo ad occhi chiusi riconoscere oggetti, ma tutta la pelle del corpo è predisposta ad essere toccata e riceve sensazioni. Pensiamo quindi quanto l’organo di senso tatto sia esteso!) in quanto la pelle stimolata manda, attraverso le vie nervose, afferenze al cervello dove vengono elaborate e riceve efferenze creando così un rapporto con l’ambiente.
Una conseguenza diretta di questa stimolazione è l’accelerazione della mielinizzazione (il neonato non ha ancora completato il processo di mielinizzazione del sistema nervoso) delle fibre nervose. Considerando che la funzione crea l’organo, nella relazione in cui l’afferenza da luogo ad un’efferenza viene rinforzato l’apparato conduttore.
In questo caso il massaggio può aiutare a prevenire e attenuare le coliche intestinali che spesso (oltre ad altri fattori, perché in effetti non si conosce la causa specifica delle coliche, anche se Jean Liedloff nel suo “Il concetto del continuum” dice che nelle popolazioni primitive il problema delle coliche non esiste perché il neonato è sempre a contatto pelle a pelle con la madre e questa impara prestissimo a rispondere alle sue richieste di accudimento che vengono velocemente soddisfatte) sono dovute ad una immaturità intestinale.
Naturalmente questo non è solo un processo fisico, ma anche psicologico e di relazione. Secondo Spitz lo sviluppo neurologico del bambino è strettamente collegato con la qualità delle esperienze sensoriali che il piccolo vive nel suo rapporto con la madre (manipolazione, dialogo, contatto fisico etc).
Vengono inoltre stimolati:Principalmente viene stimolato il tatto come organo di senso (raramente quando si dice tatto si pensa a tutta la superficie corporea, ma ad alcune parti più ricche di recettori, o addirittura solo con le mani.
E’ vero che le mani sono fatte per toccare e attraverso esse possiamo ad occhi chiusi riconoscere oggetti, ma tutta la pelle del corpo è predisposta ad essere toccata e riceve sensazioni. Pensiamo quindi quanto l’organo di senso tatto sia esteso!) in quanto la pelle stimolata manda, attraverso le vie nervose, afferenze al cervello dove vengono elaborate e riceve efferenze creando così un rapporto con l’ambiente.
Una conseguenza diretta di questa stimolazione è l’accelerazione della mielinizzazione (il neonato non ha ancora completato il processo di mielinizzazione del sistema nervoso) delle fibre nervose. Considerando che la funzione crea l’organo, nella relazione in cui l’afferenza da luogo ad un’efferenza viene rinforzato l’apparato conduttore.
In questo caso il massaggio può aiutare a prevenire e attenuare le coliche intestinali che spesso (oltre ad altri fattori, perché in effetti non si conosce la causa specifica delle coliche, anche se Jean Liedloff nel suo “Il concetto del continuum” dice che nelle popolazioni primitive il problema delle coliche non esiste perché il neonato è sempre a contatto pelle a pelle con la madre e questa impara prestissimo a rispondere alle sue richieste di accudimento che vengono velocemente soddisfatte) sono dovute ad una immaturità intestinale.
Naturalmente questo non è solo un processo fisico, ma anche psicologico e di relazione. Secondo Spitz lo sviluppo neurologico del bambino è strettamente collegato con la qualità delle esperienze sensoriali che il piccolo vive nel suo rapporto con la madre (manipolazione, dialogo, contatto fisico etc).
- L’apparato respiratorio, favorendo l’assunzione e l’utilizzo di O2 ed eliminazione di CO2.
- L’apparato cardiocircolatorio favorendo la perfusione periferica (attraverso l’utilizzo della PO2 trans-cutanea si è visto come la presenza di stress possa essere causa di differenze individuali dei livelli di ossigeno. Il massaggio aiuta a mitigare queste fluttuazioni e può essere usato per mantenere il bambino in uno stato di quiete in presenza di avvenimenti stressanti (prelievi etc.).
- L’apparato gastro-intestinale: il massaggio in senso orario aiuta la peristalsi e l’evacuazione di aria e feci, ma un buon contatto favorisce anche una migliore digestione e assimilazione del cibo che incrementa la crescita.
- Il sistema immunitario: la stimolazione cutanea nella prima infanzia esercita un’influenza benefica sul sistema immunitario con importanti conseguenze sulla resistenza alle infezioni e alle malattie.
- Il sistema linfatico favorendo il ritorno linfatico e quindi una migliore nutrizione delle cellule e una più veloce eliminazione delle tossine.
- Il sistema neuro-ormonale: il contatto abbassa i livelli di ACTH nel sangue e riduce lo stress, favorisce la produzione di ossitocina e prolattina, essenziali per la sopravvivenza del cucciolo e per rinforzare l’attitudine del prendersi cura nell’adulto.
- Vista: durante il massaggio c’è un diretto contatto visivo con la madre; il bambino osserva il volto (contorni e particolari), nota le espressioni (Klaus-Brazelton). Se tenuto nella posizione a culla col capo allineato con il resto del corpo riceve stimolazioni simmetriche e ciò naturalmente acuisce la capacità visiva e la messa a fuoco, accelerando la mielinizzazione del nervo ottico e quindi la funzionalità visiva (la funzione crea l’organo).
- Udito: sempre nella posizione a culla simmetrica la madre (o il padre) parla al bambino con una voce adatta (cioè ad alta frequenza) che conosce (o riconosce) istintivamente. Il bambino riceve simmetricamente lo stimolo uditivo e comincia a misurare le distanze. Parlare al bambino diventa anche un rinforzo del linguaggio. Il bambino, quando la madre parla, per imitazione produce dei suoni e la madre (o il padre) li rinforza creando così un primo dialogo verbale.
- Odorato: la vicinanza e lo stretto contatto fanno si che la madre e il bambino si riconoscano, soprattutto nei primi mesi. Infatti si consiglia di usare un olio non profumato. In un secondo tempo scegliere il profumo potrà diventare un gioco e quel profumo farà riconoscere il momento del massaggio.
Queste le conclusioni di uno studio sui ratti abituati ad essere toccati e manipolati con cura nella prima infanzia, che dopo l’immunizzazione primaria e secondaria avevano una percentuale di anticorpi in più rispetto a quelli che non avevano avuto questo trattamento privilegiato. E’ possibile che questa capacità immunitaria si produca per il meccanismo di conduzione delle sostanze e degli ormoni del timo, una ghiandola che guida lo sviluppo della funzione immunitaria, e anche per la mediazione di quella parte del cervello nota come ipotalamo.
Comunque, senza partire dai topini, negli anni ’80 è stato messo a punto il metodo di Marsupioterapia soprattutto per i neonati al di sotto del peso di nascita di 1500g. Questi bambini sono immunodepressi ed a rischio di infezione (oltre che spesso a tutta una serie di problemi che vanno dalla labilità del sistema termoregolatore ad apnee, cianosi etc). La scienza medica suggerisce di tenerli in un ambiente asettico, con meno contatti possibile, per evitare le infezioni. Sperimentando la marsupioterapia cioè tenendo il bambino nudo tra le mammelle della madre in posizione verticale,(per almeno 2 ore, due o più volte al giorno, almeno 3/4 volte alla settimana) si è potuto constatare che favorendo questo contatto non si sono registrati né infezioni (eppure il bambino non era di sicuro a contatto con un ambiente sterile!), né problemi di termoregolazione, apnee o crisi di bradicardia. C’è stato invece incremento ponderale. Questo la dice lunga sull’effetto curativo del massaggio, cioè della trasmissione di nutrimento, calore,amore e quant’altro è fondamentalmente necessario per vivere.
Si potrebbe parlare di educazione sensoriale.
Il massaggio di tutto il corpo permette una precoce e completa percezione e conoscenza dello schema corporeo a livello cerebrale.
In ultimo non è da trascurare lo stimolo alla relazione e al gioco: nei primi mesi il bambino non usa oggetti per giocare (sono gli adulti che li propongono nelle camerette super-tecno-mega-rifornite), i primi elementi di gioco sono il viso della madre (padre), la bocca soprattutto, i capelli, le sue manine, più tardi i piedini. La madre gioca con il corpo del suo bambino (formichina formichina) col viso (questo è l’occhio bello, questo è suo fratello), le manine (pollice dice non c’è di pane, indice dice come faremo?…), con i piedi (piedino bel piedino…) e inventa filastrocche per lui.
Il massaggio di tutto il corpo permette una precoce e completa percezione e conoscenza dello schema corporeo a livello cerebrale.
In ultimo non è da trascurare lo stimolo alla relazione e al gioco: nei primi mesi il bambino non usa oggetti per giocare (sono gli adulti che li propongono nelle camerette super-tecno-mega-rifornite), i primi elementi di gioco sono il viso della madre (padre), la bocca soprattutto, i capelli, le sue manine, più tardi i piedini. La madre gioca con il corpo del suo bambino (formichina formichina) col viso (questo è l’occhio bello, questo è suo fratello), le manine (pollice dice non c’è di pane, indice dice come faremo?…), con i piedi (piedino bel piedino…) e inventa filastrocche per lui.
Altro beneficio del massaggio è il sollievo.
Infatti il massaggio all’addome allevia il dolore delle coliche gassose, tonificando il tratto digestivo e aiutando ad eliminare aria e feci. Vi sono casi in cui il massaggio del viso allevia la tensione durante il periodo della dentizione o aiuta a scaricare il nasino durante il raffreddore.
Un importante momento di sollievo si ha quando attraverso il massaggio il bambino può dar sfogo ad una tensione emotiva, magari con un bel pianto o una energica attività motoria per poi sprofondare in un bel sonno ristoratore.
Il capitolo dei benefici che a noi dell’AIMI sta più a cuore e’ quello dell’interazione e attaccamento. Infatti noi non insegniamo a massaggiare i bambini, ma insegniamo ai genitori a massaggiare i propri figli.
Attraverso il massaggio infatti si facilita il processo del bonding.
Infatti il massaggio all’addome allevia il dolore delle coliche gassose, tonificando il tratto digestivo e aiutando ad eliminare aria e feci. Vi sono casi in cui il massaggio del viso allevia la tensione durante il periodo della dentizione o aiuta a scaricare il nasino durante il raffreddore.
Un importante momento di sollievo si ha quando attraverso il massaggio il bambino può dar sfogo ad una tensione emotiva, magari con un bel pianto o una energica attività motoria per poi sprofondare in un bel sonno ristoratore.
Il capitolo dei benefici che a noi dell’AIMI sta più a cuore e’ quello dell’interazione e attaccamento. Infatti noi non insegniamo a massaggiare i bambini, ma insegniamo ai genitori a massaggiare i propri figli.
Attraverso il massaggio infatti si facilita il processo del bonding.
Il bonding è un processo presente in natura e si stabilisce quando due particelle diverse si avvicinano e si attraggono; il cambiamento di polarità di una si riflette sull’altra determinando una relazione dinamica e riducendo in uno stato di unità entità separate. Nel caso della relazione genitori/bambino la creazione del legame è una questione di interazione reciproca in cui ogni partner ha un ruolo nel facilitare la relazione, è una danza durante la quale i partner si seguono, si guidano, si sostengono, si ascoltano e assecondano creando la loro danza. E come nella danza c’è contatto, ritmo, calore, intesa di sguardi e di movimenti.
Il processo del bonding è sostenuto da tutta una serie di elementi:
Il processo del bonding è sostenuto da tutta una serie di elementi:
- Contatto visivo
- Pianto
- Voce
- Odorato
- Tatto
- Calore
- Ossitocina e prolattina
- aiutano l’utero nelle contrazioni per espellere i residui del parto
- aumentano la produzione di latte
- aiutano la madre a rilassarsi e a rispondere ai bisogni del bambino in modo adeguato.
In questo ultimo caso succede che il padre che si prende cura ed ha maggior contatto col proprio bambino subisce questa influenza. Tutti questi elementi sono ampiamente presenti durante il momento del massaggio e vengono sviluppati e interpretati.
Possiamo dire ancora che il massaggio aumenta la fiducia nel bambino.
Il bambino è un essere aperto e quindi vulnerabile che attraverso il tocco amorevole impara a lasciarsi andare: è perciò che dobbiamo avere per lui il massimo rispetto e chiedergli il permesso di essere massaggiato. In questo modo lo consideriamo una persona a tutti gli effetti e ci mettiamo in relazione con lui. Durante il massaggio c’è un grande scambio di amore e calore umano e si nutre il bambino di sensazioni positive che sono la premessa di un comportamento positivo, di autostima che lascia il bambino libero di esprimere le proprie emozioni. Infatti durante il massaggio può succedere che il bambino pianga ma succede pure che l’adulto sia più disponibile ad accettarlo e ciò dà enorme fiducia al bambino (sono buono e accettato anche se piango).
Inoltre è importante anche il coinvolgimento del padre: il bambino saprà distinguere attraverso il tocco diverso le due figure genitoriali che in effetti sono diverse ma ugualmente amorevoli.
E’ inoltre importante per il padre rafforzare il suo ruolo paterno e trovarsi un momento tutto per lui da dedicare al figlio senza interferenze esterne.
Possiamo dire ancora che il massaggio aumenta la fiducia nel bambino.
Il bambino è un essere aperto e quindi vulnerabile che attraverso il tocco amorevole impara a lasciarsi andare: è perciò che dobbiamo avere per lui il massimo rispetto e chiedergli il permesso di essere massaggiato. In questo modo lo consideriamo una persona a tutti gli effetti e ci mettiamo in relazione con lui. Durante il massaggio c’è un grande scambio di amore e calore umano e si nutre il bambino di sensazioni positive che sono la premessa di un comportamento positivo, di autostima che lascia il bambino libero di esprimere le proprie emozioni. Infatti durante il massaggio può succedere che il bambino pianga ma succede pure che l’adulto sia più disponibile ad accettarlo e ciò dà enorme fiducia al bambino (sono buono e accettato anche se piango).
Inoltre è importante anche il coinvolgimento del padre: il bambino saprà distinguere attraverso il tocco diverso le due figure genitoriali che in effetti sono diverse ma ugualmente amorevoli.
E’ inoltre importante per il padre rafforzare il suo ruolo paterno e trovarsi un momento tutto per lui da dedicare al figlio senza interferenze esterne.
E’ chiaro quindi che i benefici del massaggio non sono rivolti al bambino ma anche ai genitori e alla relazione.
CHE
COS’È IL BULLISMO
La parola italiana
“bullismo” è la traduzione letterale del termine inglese “bullying”, usato
nella
letteratura internazionale
per definire quei fenomeni di prepotenza tra pari che avvengono in un
contesto di gruppo.
Il bullismo può assumere
forme differenti, che possono essere così distinte:
·
modalità fisiche ( botte,
furti, estorsione di denaro, danneggiamento di oggetti.....)
·
modalità verbali (
offese, minacce, insulti.....)
·
modalità di prevaricazione psicologica (
esclusione dal gruppo, diffamazione...).
Le prime due modalità
vengono agite soprattutto dai maschi; l’ultima in particolar modo dalle
femmine.
Quest’ultima modalità,
meno visibile, meno eclatante (che spesso non suscita interventi sul piano
disciplinare, come
sospensioni o bocciature in ambito scolastico) risulta essere, comunque,
altrettanto grave.
Il bullismo più
sotterraneo comporta quotidiane e sottili forme di umiliazione, prevaricazione
e
provocazione, che -
proprio perché meno visibili e sanzionabili - perdurano a lungo nel tempo e
logorano psicologicamente
chi le subisce.
Che cosa caratterizza il
bullismo? Quali elementi costituiscono la peculiarità del fenomeno?
Nessuno pensa ad un
fenomeno di bullismo quando vede due ragazzi di pari età e di pari forza
litigare o anche
affrontarsi fisicamente.
Il bullismo, infatti,
riguarda quelle situazioni caratterizzate da:
- intenzionalità; il bullo mette in atto
intenzionalmente alcuni comportamenti - fisici o verbali -con il preciso
intento di offendere l’altro, di arrecargli disagio o danno.
- persistenza; l’interazione bullo/vittima è
caratterizzata dalla ripetitività dei comportamenti
attivo/passivo,
prevaricante/sottomesso, dell’uno e dell’altro. Questi comportamenti -
reciproci
e complementari - dei due
attori si protraggono nel tempo.
- profili psicologici del bullo e della vittima
tipici e complementari ( che saranno illustrati di
seguito).
- asimmetria nella relazione; il rapporto fra il
bullo e la vittima è fondato sul disequilibrio, sulla disuguaglianza di
forza, fisica e/o psicologica.
- contesto di gruppo; come vedremo di seguito,
gli episodi di bullismo avvengono in gruppo,
per quanto gli attori principali
siano solitamente soltanto due, il bullo e la vittima.
MULTIFATTORALITÀ
DEL FENOMENO BULLISMO
L’ipotesi che determinate
esperienze (emotive, affettive, relazionali, fattuali......) vissute durante le
prime fasi dello sviluppo
comportino necessariamente particolari esiti nelle età successive del ciclo
di vita si è dimostrata
priva di fondamento empirico.
Indubbiamente, esperienze
di solitudine, abbandono, trascuratezza, oppure di violenza e paura,
possono contribuire a
creare personalità fragili e/o aggressive, ma la causalità non è diretta,
lineare.
Il bullismo non può esser
fatto risalire ad un’unica causa, bensì va attribuito ad una multifattorialità,
ad una serie di elementi concomitanti. Non solo. E’ necessario anche tener
conto delle risposte
dell’individuo alle
circostanze che si trova a dover affrontare. A dirci qualcosa rispetto ad un
bullo
sarà l’analisi di vari
fattori (ambientali, socioculturali, esperienziali, biologici....) e
l’interazione di
essi con la capacità
dell’individuo stesso di fronteggiarli, le sue modalità adattive o disadattive.
Partiamo dal dato più
controverso e dibattuto: esiste una predisposizione biologica? La domanda
riprende l’antico
dibattito “natura/cultura” come elemento preponderante nello sviluppo
dell’individuo, ma la
risposta non può che essere “sni”.
Esiste, sì, una
predisposizione biologica, ma solo se intesa come maggiore o minore reattività
agli
stimoli
esterni stressanti, come maggiore o minore impulsività, difficoltà
attentiva......
Di grande importanza
risulta essere il contesto socioculturale di riferimento, tanto del
bullo,
quanto della sua vittima.
Conta quale è e quale è
stato il mondo etico-valoriale all’interno del quale l’individuo è cresciuto; è
di notevole importanza
che le sue condotte pro o anti sociali siano state approvate o
disapprovate,
incentivate, represse, derise, corrette, ignorate...
Soprattutto, contano le
esperienze di vita e la rete relazionale che l’individuo vive, con i Genitori,
gli adulti in generale, i
coetanei.
Questo aspetto merita
particolare attenzione: solitamente, si ritengono negativi soltanto i legami
familiari poco
significativi, marcati da indifferenza, trascuratezza, violenza.
Tuttavia, come vedremo
analizzando il profilo psicologico della vittima, anche i legami familiari
troppo stretti, “chiusi”,
vischiosi, possono determinare conseguenze negative.
CHI È IL
BULLO ? CHI È LA VITTIMA ? PROFILI PSICOLOGICI
Il bullo,
solitamente (ma non esclusivamente) è identificato come un maschio, più forte
fisicamente
e/o psicologicamente rispetto ai suoi coetanei.
Solitamente, presenta un’autostima
elevata ed ha un atteggiamento positivo verso l’aggressività
e la violenza.
Presenta una scarsa
empatia nei confronti della vittima; è tendenzialmente impulsivo; è
aggressivo anche verso
gli adulti; ha un forte bisogno di dominare.
Il bullo non solo prende
l’iniziativa di aggredire la sua vittima, ma è anche in grado di istigare altri
a farlo, facendo leva
sulla propria intelligenza sociale e sulle proprie capacità di manipolare le
situazioni relazionali a
proprio vantaggio.
Quali possono essere le
cause dell’insorgenza del profilo psicologico e comportamentale del
bullo? Dal punto di vista
familiare, solitamente, all’interno di questi nuclei, si respira un clima di
ostilità,
che viene poi riflesso nell’ambiente esterno; le relazioni sono
rigide, vi è una scarsa
accettazione del figlio
da parte dei genitori, il modello educativo è fortemente autoritario e
confermante le condotte
aggressive e violente.
Nelle fasi precoci dello
sviluppo, il futuro bullo, sovente, ha avuto Genitori gravemente incoerenti
sul piano educativo.
Questo implica, per il
bambino, non poter prevedere, di volta in volta, le reazioni dei suoi Genitori
e, di conseguenza,
sviluppare un atteggiamento paranoide: parole, gesti, atteggiamenti,
caratteristiche fisiche o
psicologiche del tutto “neutre” vengono scambiate per insulti, attacchi o
offese alla sua persona
e, quindi, ritenute meritevoli di ritorsioni e punizioni.
Ecco perché il bullo
agisce spesso attacchi ingiustificati nei confronti di altri coetanei e
manifesta
un atteggiamento
genericamente ostile.
La vittima, solitamente,
presenta livelli elevati di ansia e insicurezza. Si tratta di
bambini e
ragazzi dotati di bassa
autostima, con un’opinione di sé negativa e poco consapevoli delle proprie
capacità e competenze.
La vittima è fragile, di
solito vive una situazione di solitudine e di esclusione all’interno
del
gruppo classe e dei
gruppi di coetanei in generale e questo la rende ancora più vulnerabile e
insicura.
Dal punto di vista
comportamentale, la vittima è solitamente poco assertiva, eccessivamente
passiva e sottomessa al
volere dei coetanei.
L’aspetto che consente il
prolungarsi dei fenomeni di bullismo, tuttavia, è legato ad un’altra
caratteristica:
l’incapacità di fronteggiare l’attacco; la vittima non solo non mette in atto
comportamenti reattivi in
prima persona, ma neppure chiede aiuto.
Troppo spesso, con un
meccanismo difensivo, la vittima nega la sua situazione, nega l’esistenza
del problema e tenta di
annullare la profonda sofferenza psichica e la ferita narcisistica agendo
comportamenti di
autoesclusione e colpevolizzando se stessa.
Anche per quanto riguarda
la vittima, occorre analizzare la costellazione relazionale intrafamiliare;
la famiglia della vittima
è spesso chiusa, coesa, molto protettiva, al punto da indurre nel figlio un
legame di dipendenza dalle
figure parentali.
La conseguenza è che
questi bambini hanno difficoltà a gestire i rapporti esterni al loro nucleo
famigliare, non hanno
appreso a relazionarsi in ambiti complessi, a rispondere alle offese, a
difendersi dagli
attacchi, verbali e fisici, dei coetanei.
Questi bambini non sanno
reagire agli scherzi, restano passivi davanti alle prepotenze e alla
violenza degli altri.
Ma nel panorama del
fenomeno bullismo non ci sono solo e semplicemente il “bullo” e la “vittima”.
Esistono vari altri ruoli
che andremo brevemente a descrivere.
Innanzi tutto, esiste la vittima
provocatrice. Essa subisce le prepotenze e le prevaricazioni, ma
manifesta anche uno stile
relazionale reattivo, provocatorio e aggressivo.
La vittima provocatrice,
di solito, è irritabile, molto emotiva, con un ridotto controllo degli impulsi.
Presenta un comportamento
agitato, è ipercinetica, presenta notevoli disturbi dell’attenzione,
mette in atto modalità provocatorie
nei confronti dei coetanei, innescando così situazioni di
elevatissima
conflittualità, in cui si alternano lo status di vittima ed il ruolo di bullo.
Rispetto al bullo,
all’interno del gruppo che lo incita o che, almeno, lo sostiene, troviamo l’aiutante
( che agisce insieme al
bullo, ma in posizione subalterna, come seguace) e il sostenitore (che
rinforza il comportamento
del bullo pur senza agire in prima persona, ma ridendo, incoraggiandolo
o anche, semplicemente,
assistendo).
Esiste poi la figura del difensore,
che prende le difese della vittima, sia durante l’episodio di
bullismo, intervenendo
per tentare di far cessare le sopraffazioni, sia in seguito, consolandola e
manifestandole
solidarietà.
E, naturalmente, esiste
l’esterno, che fa di tutto per restare al di fuori degli episodi di
bullismo, per
non essere coinvolto in
alcun modo e in alcun ruolo.
Un accenno alle
differenze di genere: esistono differenze sia per quanto riguarda il ruolo di
bullo
che per quanto riguarda
il ruolo di vittima. Il dato è, comunque, che il fenomeno coinvolge sempre
di più anche le bambine e
le ragazze.
In quanto vittime, le
femmine tendono a subire maggiormente forme di bullismo indiretto, quali
isolamento sociale,
esclusione intenzionale, maldicenze. Nel ruolo di bullo, le femmine tendono a
prevaricare coetanee del loro
stesso sesso.
COMUNICAZIONE ED AGGRESSIVITA’ NELLA PRIMA
INFANZIA E ADOLESCENZA
La rabbia è come la paura: una reazione emotiva in presenza di una minaccia alla nostra sopravvivenza. Ci mette in guardia contro il pericolo, spiegandoci ad agire: se prevale la paura, fuggiamo; se invece prevale la rabbia, ci mettiamo a combattere. I tentativi di soffocare completamente la rabbia possono essere incauti e sono destinati a fallire. Di fatto, un bambino che non può provare rabbia o manifestarla corre il rischio di restare incompreso, senza la dovuta protezione e persino di trovarsi in una situazione di pericolo; può darsi persino che cominci a dirigerla verso di sé.
Nel
corso del tempo, il bambino dovrà imparare a controllare le proprie emozioni in
modo da poterne comprendere l’origine. Inoltre, dovrà imparare a manifestare le
reazioni emotive in modo efficace così che gli altri possano comprenderle e
siano disponibili a rispondere positivamente ad esse. Tuttavia, quando un
bambino piccolo prova rabbia, è portato nella maggior parte dei casi ad agire
impulsivamente, senza avere la possibilità di capire perché sia arrabbiato e
quale sia il comportamento migliore da adottare.
Le molteplici cause della rabbia
Alcuni
adulti potrebbero pensare alla rabbia come a un’emozione negativa, da reprimere
a qualunque costo. Eppure è un’emozione inevitabile e necessaria. Generalmente
la rabbia serve a uno scopo per il bambino; e poiché può essere dovuta a una
serie di elementi scatenanti diversi, è importante comprenderne la causa per
stabilire il modo migliore per aiutare il bambino a gestirla.
Pericoli e bisogni insoddisfatti
La più
elementare causa di rabbia è una minaccia alla sopravvivenza o al benessere.
Tra questo tipo di minacce rientrano il dolore, la fame e la paura, insieme al
rischio percepito di essere in pericolo o di essere lasciato solo. Tutti questi
aspetti sono evidenti fin dai primi mesi di vita. Nel corso di tutta
l’infanzia, la primissima forma di rabbia scaturisce dal mancato
soddisfacimento di un bisogno.
La
rabbia può scaturire, inoltre, dalla vergogna e dall’umiliazione che possono
accompagnare un insuccesso. Ciò ha luogo quando il bambino, divenuto
consapevole delle aspettative degli altri nei suoi confronti, è in grado di
valutare le sue prestazioni per verificare se si è comportato all’altezza di
queste aspettative. Solitamente il bambino non è in grado di fare questo tipo
di confronto tra se stesso e i criteri altrui fino a quando non ha almeno 3
anni.
Cause più serie all’origine della rabbia
Quando
un bambino sembra essere arrabbiato per gran parte del tempo oppure le sue
reazioni appaiono sproporzionate rispetto alla causa e la sua rabbia
interferisce si con i rapporti con la famiglia e gli amici sia con attività
importanti a scuola, la presenza di questa emozione potrebbe essere un sintomo
di un problema sottostante più serio. Quando, per esempio, un bambino è
depresso, potrebbe sembrare più arrabbiato che triste; può darsi che sia
irritabile per gran parte della giornata e incapace di divertirsi nelle
attività che un tempo gli piacevano. Quando all’interno della famiglia vi sono
manifestazioni prolungate o violente di rabbia, per esempio se il matrimonio
dei genitori è in crisi o si verificano casi di violenza domestica, è probabile
che il bambino sia arrabbiato più spesso e in maniera spropositata rispetto
all’elemento che nell’immediato può aver scatenato la collera.
Modi per aiutare un bambino a colmare la
rabbia
- Interruzione dell’azione, abbandonare
la scena: allontanarsi dalla causa della rabbia può essere un primo passo
fondamentale
- Tentativi di calmare e tranquillizzare
il bambino: rivolgersi a lui con tono dolce, cantargli una ninnananna,
abbracciarlo, cullarlo
- Tentativi del bambino di calmarsi da solo
- Distrazioni/diversivi
- Attività fisica
- Forme di espressione creativa:
schiacciare una palla di creta o plastilina
- Sfogarsi con qualcuno: parlare con una
persona comprensiva può contribuire ad alleviare i sentimenti di rabbia
- Una nuova comprensione: quando il
bambino è pronto a parlare con voi, aiutatelo a riconoscere gli altri
sentimenti che potrebbero stare alla base della rabbia
- Brazelton T. B., Sparrow J.D. il tuo
bambino e …. l’aggressività. Raffaello cortina Editore
- Goleman D. intelligenza emotiva: che
cos’è, perché può renderci felici. Rizzoli
- Greenspan S. l’intelligenza del cuore:
le emozioni e lo sviluppo della mente. Mondadori
- Mayer M. Brutti sogni in ripostiglio.
Ed. El
Libri per i bambini
- D’allace M. Che rabbia. Babalibri Ed.
- Agnes B., Frely G. Sono molto
arrabbiato. Ape Edizioni
- Whitehouse E., Pudney W. Ho un vulcano
in pancia. Gruppo abele Ed.
- Emozioni in favola. Ed Red
LE
ABITUDINI DEL BAMBINO
(SONNO,
ALIMENTAZIONE, EDUCAZIONE AL VASINO)
IL MOMENTO DELL’ ADDORMENTAMENTO …
Ogni bambino
ha un suo caratteristico ciclo di sonno leggero e profondo. Questi cicli sono
scanditi alla nascita e si sono instaurati in sincronia con i cicli giornalieri
della madre durante la gravidanza. Solitamente non sono paralleli ai cicli
materni, dato che il feto dorme mentre la madre è in attività e si sveglia
quando la madre si distende. Ma il periodo di attività della madre porta a
regolare il periodo successivo del bambino. In tal modo il neonato ha già un
suo ritmo sonno-veglia. Dopo la nascita l’ambiente esterno tenderà a spingere
il bambino a periodi più lunghi di veglia durante il giorno e a cicli sempre
più lunghi di sonno durante la notte.
All’età di
quattro mesi, o prima, il ritmo del sonno comincia a essere regolato secondo
schemi precisi – solitamente con cicli della durata di 3-4 ore. A metà di ogni
ciclo esiste un periodo, della durata di circa 1ora e mezza, di sonno profondo
in cui il bambino si muove molto poco e difficilmente si sveglia, qualunque sia
lo stimolo utilizzato per riuscirci. Prima e dopo questo periodo c’è un’ora di
sonno più leggero, popolato di sogni, con un’attività alternante. Alla fine di
ogni ciclo di quattro ore, il bambino giunge a uno stato di semiveglia in cui è
molto vicino allo stato di coscienza e si sveglia facilmente. A questo punto,
ogni bambino ha un proprio comportamento abituale – può succhiarsi il pollice,
piangere, cullarsi da solo, oppure battere ritmicamente la testa. I bambini più
grandi possono rigirarsi nel letto, provare nuovi trucchi tipo mettersi in
piedi o camminare, oppure agitarsi o parlare da soli.
Tutti questi
comportamenti sembrano assolvere al compito di scaricare l’energia accumulata
dalle attività della giornata e di ricondurre il bambino al successivo ciclo di
sonno. Quando questi intervalli di semicoscienza possono essere gestiti dal
bambino, i cicli di sonno si stabilizzano per poi allungarsi fino a che il
bambino riesce finalmente a rimanere addormentato per otto e poi dodici ore a
notte.
Alcune
ricerche hanno dimostrato che il prolungamento di questi cicli dipende da una
sorta di condizionamento. Se il neonato vive in un ambiente che consolida ogni
periodo di veglia con un qualsiasi intervento da parte dei genitori, tipo una
poppata, è improbabile che il bambino prolunghi ciclo cercando di
riaddormentarsi. Ma se non riceve risposta, sarà costretto a trovare un proprio
modo per scaricare l’attività e consolarsi da solo, scivolando nel ciclo
successi
Linee
guida








LETTURE
PER I GENITORI …





LETTURE
PER I BAMBINI …







Il lupo nella mia camera. Ed. Gallucci
I
PUNTI SALIENTI DELL’ ALIMENTAZIONE …
Nutrire il proprio
figlio è una missione sacra per un genitore. Questo nuovo ruolo potrebbe
cominciare a sembrare una sfida ancor prima che il bambino sia venuto alla
luce.
Ecco alcuni consigli







Per un bambino nutrirsi
significa sia soddisfare un bisogno fisiologico, sia affrontare un momento
ricco di valenze psicologiche e relazionali. L’impatto dei primi anni di
sviluppo ha ovviamente moltissime ripercussioni sul benessere mentale in età
adulta. È necessario dunque permettere al tuo bambino di vivere l’alimentazione
come un momento sereno e sicuro, senza traumi o forzature, in particolare quel
momento cruciale per il bambino e la mamma che è lo svezzamento, in cui nasce
il vero e proprio rapporto con il cibo.
GLI
INTERROGATIVI PIU’ COMUNI …
IL
MIO BAMBINO E’ COSì LENTO QUANDO SI TRATTA DI MANGIARE…
Dategli il tempo di cui
ha bisogno. Pianificate di fare qualcos’altro per distrarvi. Se necessario,
ponete un limite di tempo e mettete giù il bambino una volta che è stato
superato il limite.
MIA
FIGLIA NON VUOLE MANGIARE CIBI DI COLORE VERDE, POI LA SETTIMANA SUCCESSIVA
QUELLI DI COLORE GIALLO…. DEVO PREOCCUPARMI?
No. La bambina sta
mettendo alla prova la sua capacità di compiere delle scelte. Probabilmente
alla bambina piace di avere il controllo su di voi. Presentate una scelta
limitata di cibi salutari a ogni pasto e a ogni spuntino che comprenda alcuni
alimenti che è più probabile che mangi. Lasciando la scelta alla bambina. Se
non sceglie nulla dite “ che probabilmente le piaceranno più i cibi che si
prepareranno domani”.
IL
CONTRIBUTO DEL PADRE ALL’ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO …






LETTURE
PER I GENITORI…



LETTURE
PER I BIMBI…





EDUCAZIONE AL VASINO…
L’educazione al “vasino” in passato iniziava
molto presto, coincideva solitamente con “i primi passi” (più o meno attorno ai
12 mesi), a volte anche prima.
Oggi invece si tende a rinviarne l’inizio
tra i 18 mesi e i due anni, periodo in cui il bambino è in grado di esercitare
il controllo sugli sfinteri.
I ritmi di questa complessa maturazione non
sono uguali per tutti i bambini: c’è chi è precoce e chi è tardivo. Gli
studiosi hanno comunque rilevato che in genere il bambino è pronto tra i 20
mesi e i 3 anni.
Le femmine, poi, sono più
precoci dei maschi, che di solito raggiungono l’ autonomia sei-otto mesi dopo.
Questo avviene perché i maschi hanno uno sviluppo neurologico più lento.
Il compito dei genitori sarà
quindi delicato: dovranno essere attenti a captare i primi segnali di maturità
e agire di conseguenza.
Un utile suggerimento al
riguardo può essere quello di regalare al bambino un vasino, da usare come
giocattolo, quando raggiunge l’anno e mezzo di età. L’obiettivo è che scopra da
solo a cosa serve questo gioco. In questo modo i genitori non forzeranno il
piccolo ad usare il vasino prima del tempo e, allo stesso tempo, non
aspetteranno troppo.
E’ molto importante che, in
questa delicata fase di transizione, i genitori non si dimostrino troppo
esigenti perché si rischia di far scattare nel piccolo l’impulso a “trattenere”
per contrastare i genitori e sottrarsi al loro completo controllo. Lo stesso
vale se il bambino viene rimproverato in caso di stitichezza e, di conseguenza,
incitato a sforzarsi controvoglia effettuando un controllo rigido su tempi ed
orari.
Sostanzialmente in questo
momento di passaggio verso l’autonomia, il messaggio che i genitori devono
trasmettere al piccolo non è tanto “Ormai sei grande, devi saper fare anche
questo” quanto piuttosto “Sei bravo, puoi fare anche questo”.
Se è vero che il passaggio al
vasino segna una tappa nello sviluppo verso la sua indipendenza, ricordiamoci
che il bambino ha ancora bisogno di sentirsi il “piccolo” di mamma e papà.
Il bimbo sta crescendo, ha raggiunto diciotto mesi e il
controllo sfinterico ha iniziato a manifestarsi, in pratica inizia a
controllare la pupù; è giunto il momento di “provare” a togliere il pannolino proponendo un bel gioco: il gioco del vasino.
Detto così sembra facile. Ma non lo è affatto. Ogni tappa dello sviluppo dell’indipendenza del bambino è un traguardo sofferto. Lo è per il bimbo, e lo è altrettanto per i genitori che devono essere pazienti e fare un pò gli "psicologi".
I genitori devono capire quando è giunto il momento di fare questo grande passo. Il bambino di solito a questa età inizia a manifestare atteggiamenti di imitazione e voglia di indipendenza. Se riesce ad eseguire semplici comandi, cammina con disinvoltura scendendo e salendo le scale può affrontare agevolmente anche questa novità perché la sua coordinazione motoria, e il suo stato emotivo sono pronti. Ecco che è possibile farsi imitare nell’andare in bagno.
Il gioco del vasino inizia con l’acquisto di un vasino divertente, con una forma originale, e in commercio c'è veramente solo l'imbarazzo della scelta. Questo “attrezzo” sarà inizialmente visto con scetticismo dal bambino. Non sa che cosa sia, e può anche avere paura ad usarlo. Qui i genitori devono mettere in atto tutta la tranquillità e la pazienza possibile.
Il bimbo non deve sentirsi obbligato ad usare il vasino se non si vuol incrementare il suo rifiuto nei confronti della novità. Inizialmente non avrà il pannolino, gli incidenti capiteranno, e devono accadere. La sensazione di sentirsi bagnare dalla pipì è nuova per lui. Ne rimarrà stupito. Osserverà con meraviglia il laghetto appena creato sul pavimento. La mamma, o il papà non devono sgridarlo ma fargli capire che se sente di nuovo il bisogno di fare un laghetto deve provare a sedersi sul suo nuovo “amico”. Inoltre è utile lasciarlo bagnato per qualche minuto proprio per fargli capire che il disagio del sentirsi umido è sgradevole.
L’imitazione è fondamentale. La mamma si siederà sul wc e farà vedere al piccolo che è lì che si fa la pipì.
I genitori possono provare a riempire il vasino con l’acqua mostrando al bambino che quell’ attrezzo con il foro non è un cappello ma un contenitore di pipì.
In alcuni casi è consigliato comperare una bambola con apposita valvolina di scarico. Appena inizia il getto posizionarla sul vasino e far vedere al piccolo che la bambola è stata brava ad usarlo correttamente.
Se il bimbo adora imitare i genitori potete provare a comprare il riduttore del wc con apposito rialzino per raggiungerlo. Molte mamme affermano che in questa maniera i bimbi hanno imparato velocemente a utilizzarlo nella maniera corretta semplicemente imitando gli adulti.
Per lo stimolo della cacca si deve pazientare un po’ ma appena pensate che è l’ora della popò o il piccolo stesso avverte il bisogno di evacuare proponetegli il vasino e pazientate vicino a lui. La vostra presenza lo rassicurerà. Se è troppo concentrato e proprio non riesce a produrre niente dategli un gioco da manipolare in modo che questo lo possa rilassare completamente.
Appena produce qualcosa lodatelo, battete le mani, ditegli che è stato bravissimo; questo rinforzo positivo lo farà sentire fiero e vorrà essere lodato anche le volte successive. Appena vedete che ha preso dimestichezza con il vasetto comprategli un regalo e dateglielo come premio per “essere diventato grande”.
Per i sonnellini pomeridiani e il controllo degli sfinteri la notte continuate ad usare il pannolino. Quando vedete che rimane asciutto provate a toglierlo non prima però di aver messo un bel telo impermeabile sul materasso, la prudenza non è mai troppa!
Presto il vostro bambino sarà indipendente nelle sue funzioni primarie e voi ne sarete fiere ed entusiaste. Le prime conquiste sono emozionanti. Vedrete negli occhi del vostro piccolo tutta la soddisfazione di questo mondo quando lo loderete per essere diventato grande.
Detto così sembra facile. Ma non lo è affatto. Ogni tappa dello sviluppo dell’indipendenza del bambino è un traguardo sofferto. Lo è per il bimbo, e lo è altrettanto per i genitori che devono essere pazienti e fare un pò gli "psicologi".
I genitori devono capire quando è giunto il momento di fare questo grande passo. Il bambino di solito a questa età inizia a manifestare atteggiamenti di imitazione e voglia di indipendenza. Se riesce ad eseguire semplici comandi, cammina con disinvoltura scendendo e salendo le scale può affrontare agevolmente anche questa novità perché la sua coordinazione motoria, e il suo stato emotivo sono pronti. Ecco che è possibile farsi imitare nell’andare in bagno.
Il gioco del vasino inizia con l’acquisto di un vasino divertente, con una forma originale, e in commercio c'è veramente solo l'imbarazzo della scelta. Questo “attrezzo” sarà inizialmente visto con scetticismo dal bambino. Non sa che cosa sia, e può anche avere paura ad usarlo. Qui i genitori devono mettere in atto tutta la tranquillità e la pazienza possibile.
Il bimbo non deve sentirsi obbligato ad usare il vasino se non si vuol incrementare il suo rifiuto nei confronti della novità. Inizialmente non avrà il pannolino, gli incidenti capiteranno, e devono accadere. La sensazione di sentirsi bagnare dalla pipì è nuova per lui. Ne rimarrà stupito. Osserverà con meraviglia il laghetto appena creato sul pavimento. La mamma, o il papà non devono sgridarlo ma fargli capire che se sente di nuovo il bisogno di fare un laghetto deve provare a sedersi sul suo nuovo “amico”. Inoltre è utile lasciarlo bagnato per qualche minuto proprio per fargli capire che il disagio del sentirsi umido è sgradevole.
L’imitazione è fondamentale. La mamma si siederà sul wc e farà vedere al piccolo che è lì che si fa la pipì.
I genitori possono provare a riempire il vasino con l’acqua mostrando al bambino che quell’ attrezzo con il foro non è un cappello ma un contenitore di pipì.
In alcuni casi è consigliato comperare una bambola con apposita valvolina di scarico. Appena inizia il getto posizionarla sul vasino e far vedere al piccolo che la bambola è stata brava ad usarlo correttamente.
Se il bimbo adora imitare i genitori potete provare a comprare il riduttore del wc con apposito rialzino per raggiungerlo. Molte mamme affermano che in questa maniera i bimbi hanno imparato velocemente a utilizzarlo nella maniera corretta semplicemente imitando gli adulti.
Per lo stimolo della cacca si deve pazientare un po’ ma appena pensate che è l’ora della popò o il piccolo stesso avverte il bisogno di evacuare proponetegli il vasino e pazientate vicino a lui. La vostra presenza lo rassicurerà. Se è troppo concentrato e proprio non riesce a produrre niente dategli un gioco da manipolare in modo che questo lo possa rilassare completamente.
Appena produce qualcosa lodatelo, battete le mani, ditegli che è stato bravissimo; questo rinforzo positivo lo farà sentire fiero e vorrà essere lodato anche le volte successive. Appena vedete che ha preso dimestichezza con il vasetto comprategli un regalo e dateglielo come premio per “essere diventato grande”.
Per i sonnellini pomeridiani e il controllo degli sfinteri la notte continuate ad usare il pannolino. Quando vedete che rimane asciutto provate a toglierlo non prima però di aver messo un bel telo impermeabile sul materasso, la prudenza non è mai troppa!
Presto il vostro bambino sarà indipendente nelle sue funzioni primarie e voi ne sarete fiere ed entusiaste. Le prime conquiste sono emozionanti. Vedrete negli occhi del vostro piccolo tutta la soddisfazione di questo mondo quando lo loderete per essere diventato grande.
LETTURE
PER I GENITORI …


LETTURE
PER I BAMBINI …





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